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La magia dei desideri realizzati, non è utopia, non sono loro a non esistere, ma siamo noi che li blocchiamo smettendo di crederci. (Ejay Ivan Lac)
 
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 STORIA DEL PRIMO VECCHIO E DELLA CERVA

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Asineth
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MessaggioTitolo: STORIA DEL PRIMO VECCHIO E DELLA CERVA   STORIA DEL PRIMO VECCHIO E DELLA CERVA Icon_minitimeDom Gen 10, 2016 4:18 pm

STORIA DEL PRIMO VECCHIO E DELLA CERVA Scheherazade-paul-emile-detouche
Questa cerva che voi vedete, è mia cugina, ed anche
moglie. Essa non aveva che dodici anni quando la sposai.
Siamo vissuti insieme trent’anni, senza che abbia
avuti figli. Il solo desiderio d’aver figli mi fece sposare
una schiava, di cui ne ebbi uno che prometteva molto.
Mia moglie n’ebbe gelosia; prese in avversione la madre
e il figlio, e nascose sì bene i suoi sentimenti, che io me
ne accorsi troppo tardi.
Intanto mio figlio cresceva, ed aveva dieci anni,
quand’io fui obbligato di fare un viaggio. Prima di [25]
partire raccomandai a mia moglie, la schiava ed il figlio,
e la pregai di averne cura, durante la mia assenza, che fu
d’un anno intero. Essa profittò di quel tempo per isfogare
l’odio suo. Si applicò alla magìa, e quando seppe abastanza
di quest’arte diabolica, la scellerata menò mio figlio
in un luogo appartato; ivi co’ suoi incanti lo cangiò
in vitello e lo diede al mio affittaiuolo. Né limitò il suo
furore a questa abbominevole azione: cangiò anche la
schiava in vacca, e del pari la diede al mio affittaiuolo.
40
Al ritorno io le domandai notizie della madre e del
figlio.
— La vostra schiava è morta — mi disse — e vostro
figlio son due mesi che non lo veggo, né so che ne sia
divenuto.
Fui dolentissimo per la morte della schiava: ma per
il figlio, che era solamente disparso, mi lusingai di poterlo
ritrovare.
Otto mesi passarono senza ch’ei ritornasse, ed io
non ne aveva alcuna nuova, quando giunse la festa del
gran Bairam.
Per celebrarla, ordinai al mio fittaiuolo di condurmi
una vacca delle più grasse per farne un sagrificio. Egli
obbedì. La vacca, da lui scelta era appunto la schiava. Io
la legai, ma nel momento che mi apparecchiava a sacrificarla,
essa cominciò a mandare pietosi muggiti: ed io
mi avvidi che dagli occhi gli scorrevano rivi di lagrime.
Ciò mi parve straordinario e non potei risolvermi a
ferirla, ed ordinai al mio fittaiuolo di andare a prenderne
un’altra.
Mia moglie, che era presente, fremette della mia
compassione.
— Sposo, che fate? — gridò — immolatela!
Per compiacerla mi appressai alla vacca, e combattendo
con la pietà che me ne faceva sospendere il sacrifizio,
mi feci a darle il colpo mortale: ma la vittima rad-
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doppiando le lagrime ed i muggiti, mi disarmò la seconda
volta.
Allora io posi la scure nelle mani del fittaiuolo, dicendogli:
— Prendetela, sacrificatela voi; i suoi muggiti e le
sue lagrime mi spezzano il cuore!
Il fittaiuolo, meno pietoso di me, la sacrificò: ma
scorticandola si trovò aver essa solo le ossa.
Io n’ebbi gran dispiacere, e dissi al fittaiuolo:
[26] — Prendetela per voi, ve la regalo, e se avete
un vitello ben grasso, recatelo a me in sua vece.
Poco tempo dopo vidi arrivare un vitello grassissimo.
Appena mi vide fece uno sforzo sì grande per venire
a me, che ruppe la sua corda. Si gittò a’ miei piedi
con la testa a terra, come se avesse voluto eccitare la
mia compassione.
Io fui ancor più sorpreso che non lo era stato da’ gemiti
della vacca.
— Andate — diss’io al fittaiolo — riconducetevi il
vitello. Abbiatene gran cura, ed in suo luogo recatene
tosto un altro.
Quando mia moglie m’intese parlare così, non si
tenne dal gridare:
— Sposo, che fate voi? Credetemi, non sacrificate
altro vitello che questo.
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— Sposa — esclamai — non l’immolerò, voglio fargli
grazia.
La cattiva donna sdegnò di arrendersi alle mie preghiere.
Essa non risparmiò nulla per farmi cangiar risoluzione:
ma per quante me ne dicesse, io stetti fermo, e
le promisi per acquietarla che l’avrei sacrificato l’anno
vegnente.
Nel mattino del giorno seguente il mio fittaiuolo
chiese di parlarmi in particolare.
— Io vengo — mi disse — a darvi una novella. Io
ho una figlia che sa qualche cosa di magìa. Ieri quand’io
ricondussi all’ovile il vitello, di cui voi non voleste fare
il sacrificio, osservai che essa rise vedendolo e che un
momento dopo si pose a piangere. Le domandai perché
facesse nel medesimo tempo due cose contrarie.
— Padre mio — ella rispose — questo vitello è il figlio
del nostro padrone.
Io risi di gioia vedendolo ancora vivente, e piansi ricordandomi
del sacrificio che ieri si fece di sua madre
cangiata in vacca. Queste metamorfosi sono state fatte
per gl’incantesimi della moglie del nostro padrone, la
quale odiava la madre ed il figlio. Ecco ciò che mi ha
detto mia figlia.
— A queste parole o Genio, — continuò il vecchio
lascio a voi il pensare quale fu la mia sorpresa.
Immantinente partii col fittaiuolo per parlare io stes-
43
so a sua figlia. Arrivando andai subito alla stalla ov’era
mio figlio.
Giunse la figlia del fittaiuolo a cui dissi:
[27] — Figlia mia potete rendere mio figlio alla prima
sua forma?
— Sì che lo posso — mi rispose — ma vi avverto
che io non posso ritornar vostro figlio nel suo stato primiero
che a due condizioni: la prima, che me lo diate in
isposo: e la seconda che mi sia permesso di punire la
persona che lo ha cangiato in vitello.
— Vi acconsento — le risposi — ma prima rendetemi
il figlio.
Allora questa giovane prese un vaso pieno di acqua,
vi pronunziò sopra delle parole ch’io non intesi, e volgendosi
al vitello:
— O vitello, — disse — se tu sei stato creato dall’Onnipotente
e sovrano padrone del mondo nella forma
di cui sei, resta nel tuo stato: ma se sei un uomo, e fosti
cangiato in vitello in forza d’incantesimo riprendi la tua
naturale figura colla permissione del sovrano creatore.
Terminando queste parole gittò l’acqua su di lui, ed
all’istante egli riprese la sua forma primiera.
— Figlio mio! caro figlio! — io esclamai allora, abbracciandolo
con un trasporto di gioia. — È Dio che ci
ha inviato questa giovinetta per distruggere l’orribile incanto
di cui eravate circondato e vendicarvi del male

che fu fatto a voi ed a vostra madre. Sono sicuro che per
riconoscenza vorrete prenderla per vostra sposa, come
io mi sono impegnato.
Egli acconsentì con gioia, ma prima di sposarsi la
giovane cangiò mia moglie in cerva, quale la vedete qui.
Dopo qualche tempo mio figlio divenne vedovo e
andò a viaggiare. Siccome sono più anni che non ho sue
nuove, mi sono posto in cammino per cercare di averne,
e non volendo affidare ad alcuno la cura di mia moglie,
ho giudicato a proposito di menarla meco dappertutto.
Ecco adunque la mia istoria e quella della mia cerva.
Non è dessa delle più sorprendenti e delle più meravigliose?
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